Oggi parleremo della storia dei tarocchi, dell’origine storica e spirituale delle carte che oggi utilizziamo a scopo divinatorio. Non a caso, nonostante oggi esistano davvero tantissimi mazzi di tarocchi diversi e nonostante anche la lettura di essi sia parzialmente cambiata, sia per questioni culturali che per scelte personali, in generale le carte sono rimaste le stesse e rappresentano gli stessi valori, gli stessi simboli, gli stessi significati.
Le origini delle carte dei tarocchi
Le carte dei tarocchi, in realtà non nascono per l’uso dei tarocchi, possiamo infatti considerare loro diretti antenati le carte da gioco che nel XIV secolo, in Europa, iniziarono a diffondersi e acquistare sempre più popolarità. Disegnate da diversi artisti, i mazzi prevedevano come anche oggi solo le carte di quattro semi: bastoni, monete, coppe e spade.
Furono proprio gli artisti italiani, intorno alla metà del 1400, ad iniziare ad introdurre nuove carte con bellissime e preziose illustrazioni che tuttavia o si aggiungevano al mazzo, oppure si limitavano a rappresentare carte importanti come gli assi e basta. Nacque così anche la “moda” di personalizzare i propri mazzi di carte tra gli ambienti nobili e aristocratici, ove era richiesto di rappresentare membri della famiglia o cari amici.
Un esempio importantissimo di mazzi personalizzati sono quelli dedicati alla famiglia Visconti di Milano, dove sono state illustrate alcune figure nobiliari potenti del periodo. Nel corso del tempo infatti alcuni dei mazzi dei Visconti sono rimasti ancora oggi.
Dunque i mazzi di carte personalizzati rimasero un privilegio dei pochi che potevano permetterselo, sostanzialmente carte di corte, almeno fino all’arrivo della stampante che permise anche ai cittadini delle famiglie meno agiate di acquistare dei mazzi di carte illustrati. Questa è dunque l’origine delle carte, ma non avevano ancora alcuno scopo divinatorio, venivano utilizzate esclusivamente come mazzi per i giochi.
Uso delle carte dei tarocchi per la divinazione
La diffusione del gioco di carte avvenne principalmente in Italia e in Francia e si trattava inizialmente più di un gioco di società. Circa due secoli dopo, alla fine del XVI, le carte iniziano ad acquisire dei significati mistici, il popolo umile ma anche quello più agiato iniziò quindi a praticare una sorta di divinazione un po’ personale, un po’ imprecisa, che acquistava significati in relazione a chi praticava il “gioco dei tarocchi” e all’influenza culturale della zona.
Nel XVIII secolo i tarocchi acquistano però un valore molto preciso, distaccandosi proprio da quell’idea che fosse un gioco, il “gioco dei tarocchi”. Questo è dovuto non solo ad una coscienza culturale collettiva che si espandeva a macchia d’olio, ma anche al ruolo di Antoine Court de Gebelin, un ex ministro francese nonché massone, che nel 1781 pubblicò una complessa analisi dei Tarocchi.
Il lavoro di de Gebelin fu davvero rivoluzionario in quanto riuscì a rivelare il simbolismo dei tarocchi, la loro potenza spirituale, proponendo una visione derivata dai segreti esoterici dei sacerdoti egizi. De Gebelin spiega che l’antica conoscenza arcana di questi simbolismi spirituali fu portata alla Chiesa cattolica la quale cercò disperatamente di occultarla, di nasconderla.
Dal XIX secolo iniziarono a produrre mazzi di carte da gioco come ad esempio i Tarocchi di Marsiglia le cui opere d’arte si basavano specificamente sull’analisi di de Gebelin, ma nonostante ciò le carte non avevano ancora ufficialmente uno scopo divinatorio, si ispiravano per lo più al suo lavoro.
Il primo a produrre un mazzo di tarocchi che avesse specificatamente uno scopo divinatorio (e non di gioco) fu Jeap-Baptiste Elliete, il quale possiamo considerare il primo che diede alle carte un valore prettamente spirituale. Lo stesso Elliete rispose all’opera di de Gebelin con un trattato dove spiegava come effettivamente si potessero usare i Tarocchi a scopo divinatorio, una sorta di manuale all’uso.
Un altro personaggio decisamente centrale nella storia dei tarocchi è Artur Waite, un occultista britannico che collaborò con l’artista Pamela Colman Smith, entrambi facenti parte dell’Ordine Ermetico dell’Alba Dorata, una società segreta fondata sulla tradizione della cabala. Quest’ultima è tutto un insieme di insegnamenti esoterici dell’ebraismo rabbinico.
I due insieme crearono l’ancora oggi estremamente noto mazzo di tarocchi Rider-Waite, pubblicato nel 1909. L’illustratrice Smith si ispirò ai preesistenti tarocchi di Sola Busca su suggerimento di Waite, il quale aveva un’idea precisa di come le carte avrebbero dovuto essere: per lui, bisognava rappresentare personaggi umani anche per gli arcani inferiori – cosa che prima di allora non si faceva.
Dunque oggi, soprattutto nei manuali alla lettura dei tarocchi, molto spesso viene utilizzato e indicato il mazzo Rider-Waite, considerato generalmente il mazzo predefinito e anche il più adatto per cominciare la lettura e lo studio dei tarocchi.